E poi venne il tempo dei videogiochi, dopo aver giocato nei modi più svariati (come ricordato da Josapepa) arrivò il tempo di abbandonare le strade e rifugiarsi nelle sale giochi dove arrivavano i primi videogames che fecero la storia, il più gettonato fu sicuramente Street Figther che fece la fortuna di chi lo offriva e che significava per noi fare delle file lunghissime prima di poter fare una partita, e dove una “vita” del personaggio preferito per qualche oscuro fatto che sfugge veniva chiamata: “pallina”.
Il mondo delle sale-gioco ha caratterizzato la nostra generazione (anni 80): un luogo di incontro per amici, un luogo di svago e ogni tanto di rissa.
Del resto a 15 anni ci si sentiva già troppo grandi per continuare a giocare per strada con i giochi tipici dell’infanzia, anche se ci concedevamo volentieri ancora qualche partita di pallone e ci beccavamo gli insulti e i rimbrotti degli anziani, con la classica frase “Ast’età….va cercate un travagghio!” o il più innocente “Va cercate a zita!”,
ma a zita era ancora qualcosa di molto ideale che, in fondo, non interessava ancora molto.
Dunque ci si riversava per diverse ore nelle sale-giochi, nel nostro paese storiche quelle dell’ “endas” ovvero “Bar Sport” e quella “n’facciu l’endas” ma in quegli anni le sale giochi spuntavano (e chiudevano) come funghi, in particolare in quello che noi chiamiamo “u strittu a chiazza” c’era un signore anziano che metteva a disposizione i suoi “bigliardini” per un modestissimo prezzo (100 lire mi pare per ogni set di palline), io ci sarò stato massimo due volte, poi chiuse, ma sono sicuro che qualche amico più grande di me si ricorderà bene e potrà raccontarci qualcosa in merito. (altro…)