Il problema vero di questa nostra moderna società, di questa che non ha più di vent’anni non è il pluralismo in sé, non è il relativismo, non è l’edonismo , o il consumismo, o il grande fratello (chi pensa che mi riferisca alla trasmissione televisiva è davvero una testa ri minchia e può anche evitare di continuare a leggere), il problema vero di questa nostra società sono sti cornuti ricchi in camicia rosa. Dacché la borghesia nella storia pigliava sempre coscienza della propria forza e del proprio ruolo all’interno della società, i ricchi , quelli borghesi intendo ( di quelli nobili ci sarebbe da dire tanto, ma in sintesi vi basta sapere che io sul quel libro di Plinio Correa De Oliveira, che parla della superiorità sempre attuale dei nobili nella guida della società
, non solo ci piscerei sopra ma, con vanto artistico, ci defecherei pure), hanno fatto molto per lo sviluppo del mondo occidentale.
Fare tutti i passaggi sinceramente è una gran rottura di palle, ma basta arrivare alla seconda metà del settecento per capire, se ti vai a leggere La Ricchezza Delle Nazioni di Adamo Smith, che i ricchi, sebbene gran cornuti e culo arriposato, i soldi li mettono sempre in gioco e si arricchiscono dando pane all’operaio. Se poi ti leggi il Capitale di Carlo Marx capisci che spesso, o quasi sempre, sti cornuti ti sfruttano l’operaio, perchè specialmente quelli che non organizzano e non si “sfurniciano”, dico i proprietari delle terre che se la minano e hanno la rendita non facendo una minchia, campano a suca sango. Ora sembra che magari Adamo e Carlo erano in disaccordo e così è. (Vedete: ho scritto “sembra che”.. “così è” , vi pare che esco al di fuori degli intenti di questo blog che si muove tra illusione e realtà? Non divaghiamo.) Ma se uno li legge, ed è inutile che ci provate perché anche se li leggete non ci capirete lo stesso una minchia, perciò fidatevi, capisce che dicevano la stessa cosa, vedevano la stessa cosa. Diciamo pure, e nessuno si offenda per l’aulica immagine che sto per creare, che Adamo parlava della latrina “taliandola” dal di fuori e Carlo standoci dentro. Adamo dal di fuori diceva : ” sta latrina serve, è utile, ma va pulita perché altrimenti Carlo more r’u feto”. Carlo diceva; “sta latrina è una vera merda, mi sta vinenno u culera ittamula ‘nterra “. Ora vorrei sapere chi è il cornuto che ha il coraggio di dire che non dicevano la stessa cosa. Ma intanto di cornuti la storia è piena e anziché vedere come si poteva risolvere il problema di questa “apparente” discordanza hanno preferito insistere su una “reale” concordanza: guerra di classe. Ora io sono cresciuto con l’dea, per quanto perversa e ingiusta, che la lotta di classe fosse vera, concreta, ben definita, dai contorni e limiti chiari. Di qua i ricchi e di qua i poveri, o meglio di qua i proprietari opulenti e di qua i proletari.
Col tempo questa differenza è stata sempre più colmata, con il boom economico degli anni sessanta già in Italia nasceva la classe media, negli anni settanta avevamo tutti la lavabiancheria, il frigorifero, andavamo a mare, guardavamo la televisione e si facevano meno figli. Eppure proprio negli anni settanta , all’inizio specialmente, si cominciano a ripigliare discorsi inutili, di comunisti, fascisti, lotta di classe. Insomma arrè burdello. I comunisti si delineano con un abbigliamento, una capigliatura , un gusto nel vestire, e così pure i fascisti che verranno chiamati borghesi, che poi c’è da dire che erano tutti figghi di patri e di matri e non capivano una amata minchia di quello che facevano; la sociologia e la psicologia hanno ampiamente spiegato quali sono le dinamiche che portano un adolescente a vestire in un modo, a comportarsi in un altro e così via, tutte teorie trite e ritrite che portano ad una attendibile e veritiera sintesi: u sticchio! Non dico altre cose perchè ho troppo rispetto per le donne e non le infilo tra i masculi a fare bordello in mezzo alle piazze, le femmine si stanno a casa a suggerire o a comandare ai masculi cosa dire e che bordello fare nelle piazze . Insomma i letterati li definiscono stereotipi, cliché, modelli. Se hai la barba sei comunista, se hai baffi fascista. Se ascolti Guccini comunista, se ascolti Battisti fascista. Se ti metti una giacca rasata blu e una cravatta sei fascista, se ti metti una giacca di velluto a coste marrone comunista. Se ti fai i capelli rasta e ti fai crescere i pidocchi sei solo un filosofo fituso, affascinante, ma fituso e fai feto!
( Non divaghiamo). Reale differenza di stereotipi, apparente differenza di provenienza sociale, ma ancora reale differenza di contenuti. Quella reale “apparente” differenza di contenuti. Cioè operai di qua con i socialisti e i comunisti, e ricchi di là senza partito, (la democrazia era esorcista nei confronti dei comunisti, e Gesù che ci spacca li corna ai mercanti del tempio, per i ricchi). Quando è arrivato Berlusconi però le cose si fecero chiare. Piano piano, sotto sotto,le cose erano talmente cambiate, che, quando cadde la prima repubblica, malgrado vi fossero ancora socialisti e comunisti, sembrava che non ci fosse più lotta di classe. Anni di inebriante illusione. Che bello qualcuno disse. Ma Berlusconi insisteva : sono i soliti comunisti, sono sempre loro. Uno quando lo sentiva parlare diceva ma questo è malato!. Insomma non c’era più contrapposizione. Oddio a scuola si facevano (e si fanno) sempre le stesse occupazioni, le stesse assemblee, le stesse lotte, comunisti di qua e fascisti di là. Ragazzini ancora con l’acqua gigghiana che prolungano il sogno di tanti professori con le palle cadute che non hanno voglia di fare una minchia. Ma in generale la società viveva estasiata, stordita , quasi disorientata. “Che minchia facciamo ora? ” qualcuno diceva. Se Carlo Marx fosse stato ancora vivo avrebbe risposto: ” to ma buttana a latrina ancora a gritta è! l’ama a ghiccare ‘nterra!. Ma Carlo no c’era. Né Carlo e manco Adamo, che la voleva pulire. Ora praticamente quello che aveva ereditato il posto di Carlo, molto più furbo, era uscito fuori e si era messo accanto a quello che aveva ereditato il posto di Adamo.
Il discepolo di Adamo diceva: “ora sta latrina ci penso io, fazzu accussì, accussì e r’accussì!”, e il discepolo di Carlo dandogli gomitate diceva : ” ma chi minchia rice, si fa accussì, levate ci penso io.” Insomma il discepolo di Carlo, quello con la camicia rossa per intendersi, usci dalla latrina e si mise a fare il LIBERALE come il discepolo di Adamo, ma per distinguersi si fece chiamare LIBERAL,
e quella camicia rossa che portava quando era ancora dentro, uscendo fuori alla luce del sole, sbiadendosi è diventata rosa. Il problema oggi della latrina rimane irrisolto, e sebbene lo è sempre stato a causa di un’apparente contraddizione , oggi lo è di più per quella che è una reale contraddizione.
A mpressione mia é chi nta stu brogghe essenzialmente semu sulu rui a partecipare, tu e iu; tu chi scrivi e iu chi leggiu (si c’é casualmente coqque avutru ma raru). Allora, vistu ca l’articolo tuo é longu e difficile, l’haiu liggiutu ru voti e mi vinni u duluri ntesta, t’addumannu gentirmente si u prossimu u putisse scrivire cchiu facile.
Nta sta minchia ri storia tu parri ri 4 pirsune: Smith chiddu ri pistole, marx chiddu pu regolaggio mini-max, plinio me frate pino e ri berlusconi chiddu duce nto parrare e puru duce nto fare. Ora ricu io ti pare ghiusto parrare ra latrina annintuvannu sti pirsune chi sonnu “il fior fiore dell’occhiello, no della crema, nsumma cani sciuti). Boh é puru veru ca puru i francisi ricinu latrine, iu u sacciu ca c’é un figghiu di un cucinu ra muggheri ri me niputi a francia. Ma nsumma Ancilino un si serio pi nenti; parrare ri latrina e berlusconi non é ghiusto, a massimo putivi parrare ri fimmini, per esempiu putivi parrare ri porta-carbuni, ru portu, nsumma ri sti quarteri chic ri palermo unni uno comu berlusconi cci accucchia fiura, mi capisci?
Mi raccumannu, u prossimu articolo un mi parrare ri sindacati ricennu ca su ddipennenti ra politica e di granni patruna, pi fauri.
mizzica . un’ccì sta capennu cchiù nnenti già mi roli a testa leggennu puru a tìa Giannuzzu (fiuuuuuu….) ma.. ccià rriniscivu a metà ,rumami mi leggiu u restu …
assambarica a tutti..
Nsumma semu o stessu liveddu ri Cuba, Venezuela, Iran, Cina e tanti auvutri popoli ntelligenti, evoluti, civili. Minchia!!!
Si capisce ca semu ‘nni ancilino, picchi si parra ri latrina.
Ora il tema è appassionante, liberali, marcchise, adamo, la lotta di classe, guccini, fascisti, i ricche ca cammisa russa
( ntinnennu u culure, no l’unione sovietica comu si chimava na vota ).
I due grandi filosofi, economisti e politici, forse potevano anche concordare tra illusione e realtà, cosa che a chi considera la storia maestra di vita dovrebbe interessare ben poco, perché alla fine i liberali sono sempre rimasti col culo parato alleandosi con Monarchie, nobili e gerarchie religiose; ed ai popoli ingenuamente rivoluzionari sono rimasti i morti, le repressioni e la perenne sconfitta.
Ma vi pozzu cuntare ri rue italiane ca a torino versu l’anni ’20, prima ca i fasciste, chidde veri ca avianu i manganelli, i carceri e l’olio ri ricino, l’ammazzavanu; ci tintaru veramente a mettire raccordo st’apparente, pi arcune e reale, pi avutre, contraddizione, uno era comunista ri chidde genuine senza smanie di potere, si chiamava Antonio Gramsci e vinia ra Sardegna; l’avutru era Piero Gobetti ri Torino.
Tutte rue vuliano a rivoluzione, uno liberale, l’avutro socialista, ma per entrambi al primo posto c’era l’uomo come per Gesù quando si schiera con gli ultimi, loro sicuramente l’avrebbero risolto la contraddizione, pi idde a latrina si doveva distruggere e riedificare col consenso di chi aveva lo spirito di sacrificio per farlo, coloro che in prima persona si sarebbero rimboccati le maniche per iniziare questo immane lavoro. Forse per questi li hanno uccisi.
Ma sicuramente, almeno per me, saranno sempre là a scacciare mercanti dal tempio, a organizzare democrazie fondate dai lavoratori ed a lottare contro i prepotenti di ogni tempo.
Grazie tanto per il tuo contributo. Si dovrebbe organizzare un seminario Anciliniano. Si dovrebbe davvero. Naturalmente dopo un’attenta verifica di alcuni requisiti. D’altronde si sa qua in Ancilino non c’è democrazia. Pazienza.
Caro Ancilino il tuo articolo è profondo quanto ironico (e amaro) dovremmo organizzare un seminario per affrontare questioni di così alto spessore…forse scuncumiriddato sa a cosa mi riferisco!
a presto