Per molti Pizzo Cannita rappresenta la culla di una civiltà passata di cui i ritrovamenti di due sarcofagi del V sec. a.C. sono tra le più apprezzabili testimonianze. Non tutti, invece, conoscono il sito dal punto di vista geologico-paleontologico.
Pizzo Cannita, in cui è sita l’omonima grotta, è uno piccolo rilievo isolato (208 m) situato sulla sponda sinistra del Fiume Eleuterio. La grotta presenta un’apertura di forma triangolare (vedi foto) avente base di circa 6 metri e altezza di circa 15 metri con una profondità di circa 40 metri e somiglia vagamente alla cavità dell’Orecchio di Dionisio (Siracusa).
Le prime notizie sulla presenza di fossili nel sito di Pizzo Cannita si devono agli scavi effettuati da Fabiani nel 1928 i quali hanno messo in evidenza due orizzonti fossiliferi principali contenenti una varietà di ossa di vertebrati terrestri quali Orso, Leone, Cinghiale, Daino, Cervo, Elefante , Lupo, Iena e Ippopotamo.
Molti di tali reperti si possono apprezzare (anche se non sono tutti esposti) presso il Museo Geologico “G.G. Gemmellaro” di Palermo. Nel complesso la collezione della Grotta Cannita è costituita da 326 reperti di cui ben 109 riferiti all’ Hippopotamus pentalandi (un “parente lontano” dell’Ippopotamo ma di dimensioni ridotte) rappresentati da ossa di arti (42), denti (24), ecc. e da 107 reperti dell’ Elephas Mnaidriensis (frammenti del cranio) anche lui un “vecchio parente” dell’attuale Elefante ma più molto piccolo vissuto nelle nostre zone circa 200.000 anni fa.
I reperti rinvenuti sono chiaramente indicativi di un clima diverso da quello mediterraneo e riconducibile a quello temperato caldo.
Purtroppo nel 1936 gran parte dei resti fossili dell’ Hippopotamus pentalandi furono sottratti al sito e finirono per arricchire i Musei universitari di Padova e Ferrara. Si tratta di 460 reperti, in ottimo stato di conservazione, che hanno permesso la ricostruzione di 2 scheletri di cui quello di Padova quasi completo!
Tra paleontologia e leggenda
Cosa può avere a che fare la figura dei Ciclopi, abitanti delle caverne siciliane aventi un occhio solo, con l’ Elephas Mnaidriensis?
Apparentemente nulla ma secondo alcuni a generare la fantasia che i Ciclopi fossero uomini con un unico occhio centrale furono i resti fossili del cranio dell’Elephas Mnaidriensis, rinvenuti nelle caverne della Sicilia Orientale. Il “grande occhio” al centro dei teschi rinvenuti altro non era che il foro della proboscide dell’elefante che dopo la sua morte si decomponeva lasciando una cavità al centro.
Qualche anno fa durante il periodo della mia tesi ho visitato il sito di Pizzo Cannita. C’è un panorama meraviglioso. Vicino la grotta ho trovato un pezzetto di osso che apparteneva a qualche mammifero.
Non sapevo che Pizzo cannita avesse così tante risorse. Conoscevo solo l’aspetto archeologico e tra l’atro in maniera incompleta. Quante risorse ha questa nostra terra!
Vicino al Fiume Eleuterio, un tempo forse navigabile, c’è una piccola baia dove probabilmente le piccole barche potevano attraccare.
ridateci i nostri tesori!
dico josa a pepa ma non ti vergogni di copiare la linea editoriale degli altri? 🙂
Caro Vincenzo quest’articolo lo avevo realizzato per un altro sito l’anno scorso. Circa 10 giorni fa l’ho riproposto per il nostro blog Ancilino poichè ritengo che sia un articolo interessante. Anche quello sull’orto botanico era inserito in quel sito. Quindi, dato che gli articoli sono i miei (frutto di mie ricerche), non ho alcun vincolo “contrattuale” con quel sito e credo di poterli riproporre.
ricordo con piacere la mia ultima e unica visita in questo sito di interesse etnoantropologico ed paleontologico, ci andai con un mio amico nonche’ collega geologo, erano circa le 18 , posteggiamo la macchina a ridosso di un cancello, ed ci incamminammo a piedi in un sentiero tortuoso e sconnesso la nostra marcia duro’ circa mezz’ora prima di arrivare alla grotta di pizzo cannita, ovviamente la nostra passegiata fu tra il grottesco e il roccambolesco , il mio amico , non tanto abituato a questo tipo di sentieri irsi di pericoli non fece altro che cadere scivolare , urtare contro massi , povero ragazzo, alla fine si ritro’ pieno di lividi e ammaccature varie…………se vi chiedete chi fosse l’amico tanto nominato……….be non ve lo diro’ mai………….pero’ vi lascio un indizio cari lettori……..vi lascio le sue iniziali….P.O.
Porgo alla vostra attenzione, come la zona di enorme interesse archeologico e dalla presenza ben visibile di strutture abitative risalenti alla colonia fenicia li sul colle,sono molto evidenti.Evidente anche come l’abbusivismo edilizio a fatto scempio della zona,mi chiedo chi a dato il permesso di costruire pur sapendo il valore del luogo?Veramente vergognoso come avendo una potenzialità il sito,sia turistico che storico non si faccia nulla.Inoltre porterebbe lavoro alla nuova generazione.Siciliani sveglia!!!avete una storia stupenda ,ma sembra che non sappiate proprio sfruttarla al meglio.
Che peccato!