Molto spesso, qand’ero piccolo, giungevano dalla strada alle mie orecchie delle cantilene, che altro non erano che delle grida lanciate dai venditori ambulanti che reclamizzavano i loro prodotti, tutti i giorni ed a tutte le ore si potevano udire le più diverse “abbanniate”.
L’arte di “abbanniare” che utilizza una particolare tecnica vocale di esecuzione nella nostro paese ormai rischia di scomparire per sempre dalla memoria storica . In essi , più che di melodie , si notano continue inflessioni di voce e rinforzo del suono, che con molta probabilità, erano e sono utilizzati per attirare l’attenzione del compratore. Le grida dei venditori ambulanti rischiano di perdersi per sempre, nonostante il segno della cultura popolare che conservano.
Con questo post vogliamo riportare alla memoria le “abbanniate” che ognuno di noi ricorda!
Io mi ricordo di un venditore che passava con una bicicletta, con due ceste attaccate ad essa, una a destra ed una a sinistra, che diceva “anche e nivure!”, mi chiedevo ma cosa vende? Erano olive bianche e nere!
Tanti anni addietro c’era uno che reclamizzava i suoi prodotti cosi “chi l’aiu ruci stu ran finocchiu” preciso che ogni riferimento a persone su questo sito é puramente casuale.
Un altro gridava “patate, cu mancia patate un mori mai”
Ed in fine quello che abbanniava “unni manci cachi”
Ancora oggi c’è quello storico… “Banane Galè fasola pa pasta …”
Ragazzi, quanti cambiamenti!!!
d’altronde è giusto così, rinnovarsi fa bene, soprattutto con l’arrivo della primavera!
Anch’io in queste settimane ho fatto svolazzare da casa mia parecchie cose!
Un PC nuovo(ci voleva, il vecchio portatile ormai aveva ammainato le vele!) ed una connessione internet più stabile, nonostante sia ancora del tipo umts, ma tant’è… basti che funziona!!!
Le abbanniate sono uno dei miei ricordi più belli, anche se sono nato in pieno centro città a Palermo, ricordo benissimo il fruttivendolo o il pescivendolo che passavano la mattina presto e mia madre, dal 4° piano dove abitavamo, calava u panaru e si faceva mettere dentro i pumarora frischi(gron disonuratu, 2 fitusi m’inni rietti!, rumani ciu ricu!) oppure u merluzzu friscu pu picciriddu.
E come non ricordarsi il venditore di sale con la lambretta!
“5 pacchi mille lire, compratelo e conservatelo!”
E lui, l’indiscutibile abbanniatore per eccellenza a Palermo…
U’sfinciunaru!
Dalle finestra dell’ITIS A.Volta di viale dei picciotti spesso osservavo la strada e vedevo questa lambretta con un megafono a tutto volume che abbanniava con ardore:
“Chi beddu ciavuru! Uora u sfurnavu, uora! Io u pitittu ci fazzu grapiri! Scarsu r’ogghiu ecchinu ri privulazzu!”
Eh, si…
Bei tempi, davvero!
Ehi, ma lo sapete che qui a Milano hanno aperto da meno di un mese una “filiale” dell’antica focacceria San Francesco di Palermo???
Appena gli impegni me lo permetteranno, ci farò una capatina, per capire se effettivamente di focacceria palermitana si tratta oppure è l’ennesima brutta copia di finta rosticceria siciliana dove le panelle sembrano fatte con la farina di mais, polenta per intenderci!!!
A presto ragazzi!
oramai sono anni che i miei vivono in campagna,nn molto lontano dal paese.alcune volte mi capita di sentire le “abbanniate” proprio da lì.
Ciò mi ricorda i fruttivendoli,quello del pane,del pesce o della plastica che passavano sotto casa per vendere la merce.sembrava di averli in casa.
ricordo anche il gelataio in piena estate,con il caldo soffocante.
Mi dispiacerebbe non sentirli più.
vi ricordo anche delle abbaniate tipiche di un ambulante di frutta secca di misilmeri: noccioline, carie, simenze, limiuna, cipudde e patate… castagne! a farina i ciceri! oh figghi ri …….. chi ciavuru chi fanno sti sarde salate! accattateve a cuccia ca u mise chi trase è Santa Lucia!
E il ragazzino che abbanniava millefoglie? (ma ci sono ancora?) E il rigattiere che ti dava un regalino se gli davi del ferro vecchio.O il tipo che x un tot di capelli ti regalava qualcosa.
Buongiorno a tutti!
Adesso che mi ci fate pensare, mi e’ venuto in mente che quando andavo al lare a Mondello, li’ era pieno di abbanniaturi!!!
C’era quello del cocco che in falsetto gridava: Cocco bello, cocco fresco!!!!
Quello delle ciambelle(che poi dico, in piena estate, chi si mangiava la ciambella calda???): Sciambelle, cchissu bbelli sti sciambelli! Accattativilli cavuri!
Quello delle pollanchelle: Pullanchi, chissu’ belli sti pullanchi!!! Che poi maliziosamente si avvicinava dalla signora e recitava la sua solita romanza: Signuora, c’accattassi a pullanca a’so figghia, ca c’ha rugnu bedda cavura! e la signora: unni vogghiu pullanchi, s’innissi i’ddocu!
Un signore dalle proporzioni immani, con una voce degna di Farinelli, che urlava a sguarciagola: Patatine!
E lui, forse il personaggio che piu’ di tutti mi e’ rimasto impresso, l’abbanniaturi di bevande, quello che un giorno ci lascio’ tutti di stucco!
Anche lui recitava il suo mantra lavorativo:
Aransciata, birra, ceres, Coooca cola!
Acquaragia!!!
Era un suo modo caratteristico per vendere i suoi prodotti, e proprio una mattina di quasi 20 anni fa ricordo come fosse oggi la scenetta di un tipo che forse per rendersi spocchioso alla vista degli amici o della morosa, si rivolge a questo individuo dicendogli: rammi na’ lanna r’acquaraggia, va!
E il ragazzo, impassibile, aprendo la sua borsa frigorifera(ricordate, quella rigida con il coperchio rosso)tira fuori una latta di acquaragia, tra lo stupore generale di tutti…
Le sue uniche parole furono: Uora t’accatti…
Inutile dire che noi tutti intorno ridevamo come scemi, il ragazzo ovviamente non l’ha comprata, pero’ un bel po’ di lattine di coca cola si!
Ma quanti ricordi si potrebbero raccontare???
Davvero tantissimi!
A presto amici!
Ciao Piera, sai che fa solo qualche mese che conosco l’esistenza di queste persone che raccoglievano i capelli, grazie ad un reportage su un canale francese; e dopo mi sono ricordato che quando sono arrivato qui in Svizzera c’era un trapanese che chiamavano “zu petru u capiddaru”……forse per questo motivo.
Strano Giannuzzo che non ti ricordi, eppure sei nato pima di me! sssscherzooooooooooooooooooooo naturalmente!!! devo dire che faceva parecchio senso vedere tutti questi capelli .. troppo forte Alberto ,la storia dell’abbanniature di bibbite. Abbanniare è un’arte e la maggior parte hanno il dono della simpatia.
Proprio adesso sta passando davanti al mio studio un camioncino che con 5 euro ti lassa puru u camion! Recita così: “donne, con 5 euro vi diamo 3 scope, 5 bastoni, 2 secchi della vileda, due stracci, e per voi un meraviglioso regalo!!” Puru u regalo, ma chissi chi ci guadagnano?
E come dimenticare quello che (ancora adesso si sente) dice:
“Patateeeee ca aveeee i meleeeeeeee…..”
Ce ne era pure uno vastaso che vendeva lo stoccafisso ovvero u baccalaro che diceva alle donne: “signora mi calasse u panaro ca ci piso u baccalaro!!!”.
Mi ricordo di un certo Pietro che vendeva i gelati e abbanniava che aveva un nuovo gusto: vileno pi i soscere.
Ehm scusate si dice soggere (suocere)?
Si dice “soggera” ma negli ultimi tempi si “italianizzato” e diceva: “il veleno della suocera”.
Peccato!, non fa più lo stesso effetto. Purtroppo parecchie battute dialettali perdono moltissimo in italiano.
In questo momento c’è qualcuno collegato dall’isola di Sant’Elena in Africa!!! Se ci sei ancora batti un colpo…
Josapepa, a proposito di vastasu, si diceva una volta, se non ricordo male “u vastasu manteni a casa” perché sembra che si chiamasse cosi la trave principale delle antiche case col tetto di legno.
Ciao Giannuzzo, leggendo il tuo ultimo commento ho ricordato di aver letto da qualche parte la storia della trave, ho trovato questo se vi puo’ interessare!
http://scn.wiktionary.org/wiki/Discussioni:vastasu
Grazie Alberto, sei molto gentile, ho imparato qualcosa!
Per la nostra simpatica Piera! Mi permetto di parlare anche a nome degli altri, sicuro che saronno daccordo col mio pensiero: Piera sarebbe bello che anche tu entrassi a far parte di questa banda di giovani(iddi)cosi da poter scrivere qualcosa di tuo; trovo giusto avere anche qualche voce femminile che ravviva questo simpatico sito. Dai Piera!!!
BRIOSC Ì Ì Ì Ì Ì… (pausa)GELATIIIIIIi!!!
I pomeriggi trascorsi da mia nonna (quartiere S.Francesco) resteranno per sempre segnati dalle abbanniate di venditori professionisti (si fa per dire) e ragazzini carichi di teglie in spalla di millefoglie e delle mitiche PIIIZZÈTTEE CAAAVORÈ!
Ricordo inoltre un “picciriddo” motorizzato di lapino, con freno a “gamba tesa” fuori dall’abitacolo (sportello inesistente) che facendo la curva, regolarmente accapputtava davanti da mia nonna (a cantoniera)!
Si potrebbe pensare fossero fastidiose queste urla mattutine e pomeridiane, ma vi assicuro che oggi odio profondamente molto di più la sottile musichetta di PAPILLON alla domenica mattina: non sarà forse che sto diventando vecchio io (e quindi meno tollerante)?
Grazie Giannuzzo, sei veramente gentile; ma preferisco inserirmi ogni tanto (ogni… alcune volte un po’ troppo)dicendo la mia. Purtroppo non mi sento all’ altezza di scrivere qualcosa di mio. Come si suol dire ,non sono abbastanza alletterata.
Menzel! abbiamo visto e sentito le stesse cose, dato che io soggiornavo nella via Crispi!
A proposito Giannuzzo , è troppo sapurito questo micio.
Ciao Alberto, ben tornato! Volevo ricordarvi un gelataio che andava in giro con una lambretta blu, il suo abbanniare era accompagnato dal suono di una trombetta, anche se non ho mai capito comu facia a aviri un casino ri gusti si u gelato l’avia misu nna na lanna!
Piera, so bene che tanti giovani che scrivono su questo sito sono abbastanza istruiti, meglio per loro e mi fa piacere, ma ciò non ci può impedire di dire la nostra, a modo nostro; quello che più conta é il rispetto reciproco.
Il gatto si chiama POLI ma non é mio, però é amico mio, e molto spesso si lascia accarezzare.
E molto bello Poli! Io invece ho un grande amore: é il mio Jack.Un favoloso ,dolcissimo ,buonissimo, nerissimo Labrador, che conosce sia il dialetto milanese che il misilmerese.
Piera sei libera di iscriverti e di diventare una del nostro “cast”. Chiunque può farne parte.
Grazie Josapepa!
il mitico venditore di sale: Sale Oh OH domani non vengoo… sale oh oh domani non vengo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Il giorno dopo turnava=)
Beh, anch’io ho il diritto di dire una cazzata al giorno, come si dice: una cazzata al giorno toglie il medico di torno; e leggendo il nome di un tizio mi é venuta in mente una canzoncina…..vice vice vice rapi la porta e viri cu ccé, ccé un surci arrapparinu chi si vivi un litru i vinu.
….vice ,vice vice, rapi a porta è viri cu cè ,cè un surci ca rattalora e vicè cu u culu ri fora …….
…….e poi …….u re ci rissa a reggina prima ra accatariti i sicaretti accattati i cirina a reggina ci risse o re………………………………………….?
Caro giannuzzo sono passati quasi quaranta anni ma queste cazzate le ricordo tutte , ciao
FRANCUZZU drovresti mandarmi il tuo indirizzo e-mail per favore, ho un paio di cose da farti vedere e da chiederti. Pippo ti salutu……….un tu scurdare!!!
Francuzzo ki ……. ci rissi a reggina o re?????????????????????????????????????????????????????????????????”’
Rispondo a posto di francuzzu a ZU TURIDDU:u tabbacchinu un’é?
ciao Menzel mi chiama piera chiaracane anche i miei nonni abitavano a san francesco mio nonno peppino pomi e mia nonna peppina lombardo , anchio ho un bellissimo ricordo della mia infanzia , penzate i nostri nonni che tornavano dalle campagne e poi mettevano i loro raccolti a vendere fuori dalla porta tennerume, cucuzze pomodori ma ci penzate !!
Josapepa ciao so che sta cercando usanze antiche io mi ricordo quando ero piccola 5 anni tutte le mattine passava sotto casa mia lo chiamavano u vaccaro perchè mia madre scendeva con la pentola e il vaccaro muncia il latte nella pentola per poi portarlo a noi non importava riscardarlo poi difronte a noi ci stava il fornaio mia madre si alzava presto prima che infornava e si faceva dare l impasto per farci i muffuletti fritti e bagniati nello zucchero quella era la nostra colazione pensa ogni rione aveva il suo vaccaro ciao
Da Palermitana DOC… come non elencare l’abbanniata dello zio Totò, il famoso sfincionaro che col suo lambrettino rumoroso e arrugginito allietava l’uscita da scuola… con quell’odore di sfincione (di dubbia provenienza), si piazzava lì davanti e faceva prio a tutti i picciriddi che dicevano “mamma, me lo compri?”…e le madri che se li tiravano dietro dicendo ” a casa c’è la pasta pronta!”; e lui quasi ad invogliarli ancor di più attaccava il megafono e urlava
” Chisti su cose ‘i capriccio viaru… ma chi ciavuròòò!
U pitittu vi fazzu grapirèèèè! Chistu è sfincioni fattu ‘ra bella viaru… ma chi specialità!….”
beh che dire… un magico richiamo!
Ero ragazza e abitavo a piazza don Bosco ,in estate la mattina presto ci dava la sveglia un uomo che passava con un cesto coperto da foglie e pieno di gelsi . La sua abbanniata era : “A st’ura v’arrifriscanooooo!” una vera musica che ancora oggi quando mi viene in mente mi ricorda il sole di giugno che filtrava nella stanza e la gioia e l’ansia di vivere la giornata che avrei trascorso al mare ! La traduzione dello strillo e’ ” A quest’ora vi rinfrescano” !
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