Quanno era picciriddo io non ci si annoiava mai. Bastava essere in 3 o 4 per inventare un gioco. Vi pongo un quesito: cosa si può fare con un gessetto, delle pietre, dei tappi, dei pezzi di legno, del cartone e delle bottiglie? Apparentemente nulla! Ma scavando nella nostra memoria forse qualche flebile ricordo riemerge di certo. Infatti questi semplici oggetti diventavano materiale fondamentale per realizzare giochi semplici ma nello stesso tempo straordinari. Chi ricorda il gioco dei “tappiceddi”? Alcuni tappi e un gesso (di sicuro rubato a scuola) e si realizzava un percorso dove si dovevano spostare i tappi senza farli uscire fuori. Sembrerebbe un gioco sciocco, fatto sta che venivano organizzati mega-tornei che duravano diversi giorni. E chi ricorda il gioco della “lanna”? Una bottiglia (o meglio una lannuzza) riempita di sabbia che veniva calciata da uno dei partecipanti il quale doveva pronunciare il nome di uno degli altri concorrenti; quest’ultimo doveva andare a prendere la bottiglia (e non sempre era facile) e doveva cercare tutti gli altri partecipanti che nel frattempo si erano nascosti. E le pietre? Semplici pietre diventavano oggetti preziosi che ognuno nascondeva gelosamente poiché nel tempo si levigavano e meglio potevano essere impiegate per giochi come “peri zoppo” o i “ciampe”. Il massimo dell’inventiva si raggiungeva quando si abitava vicino a campagne abbandonate e si potevano costruire piccole casette con tutti i confort. Ricordo che una volta con alcuni miei amici realizzammo una “casuzza” da far invidia a chiunque. Avevamo tutto: 2 stanze, giardino esterno (una volta abbiamo coltivato il mais, i bullanchelle và), lampadina con batteria di macchina, bagno (ricordo che alcuni non facevano la pipì a casa per venirla a fare “na casuzza”), porta con catenaccio e allevamento di galline! Che spensieratezza!
Nella foto il gioco “acchiana u patre cu tutti i so figghi”.
Uno dei giochi che ricordo io, in più a quelli citati, era “e catinelle”, piccoli oggetti in plastica a forma di C o S, di diversi colori (che ancora conservo gelosamente), il gioco stava nell’unire più “catinelle” fra loro e farle “truzzare” (farle scontrare) con quelle dell’avversario, se ci riuscivi vincevi il gruppetto di catinelle che avevi truzzato.
Ciao sono rosaria e mi ricordo tantissimo di queste catinelle colorate ne parlo sempre ai miei nipoti e mi piacerebbe farglieli vedere se puoi fare una foto e pubblicarla su facebook grazie in anticipo.
Cari amici, uno dei ricordi indelebili della mia infanzia é il gioco o passatempo “costruire una diga”.
Sarebbe a dire costruire una piccola diga con l’acqua piovana che scendeva dagli ovili, quindi filtrava tutta la ….., e come utensile soltanto un cucchiaio, modellato a mano, a forma di cazzuola; naturalmente sotto la pioggia, per la disperazione delle mamme……..come eravamo spensierati invece noi !!!
Mi fa pure piacere ricordare che é a quell’età che ho imparato a correre, soprattutto dopo aver lanciato giù dalle scale della Madrice qualche copertone contro le rare automobili che passavano in piazza.
Bravi ragazzi !!! ma in fondo eravamo felici ed equilibrati.
Delle mie “avventure” ri picciriddo, mi ricordo ri quannu durmia nni me zia ca sta o lisciu, chi me cucine chiu granne iamu all’esplorazione ri tutti sti case abbannunate ch’eranu na sti quarteri semi-abbandonati. alcune ri sti case di solito le più diroccate, venivano scelte dalle varie bande che si formavano, come rifugi impenetrabili dove conservare ciò che non si poteva portare in casa; passannu iurnate a progettare o fantasticare su safari siculi alla ricerca di animali improponibili o raccantando storie che dovevano far paura, organizzando festicciole con i pochi soldi che si racimolavano e il cibo ca futtiamu rintra.
Un putia mancare a ‘azzusa, favolosa ed agognata bevanda del tempo.
‘Nta staciune tutti si trasferiva in campagna con i cani e i gatti, si esploravano: u ciumiddu, ( il landro ) u passa nuce, e s’arrivava fino a munte gulino, attraverso ipotetiche giungle fatte di iardine abbannunate e ciume chine r’acqua ri fugnatura. Comunque non facciamo prevalere la nostalgia, e vi dico che anche oggi i picciriddi vannu e fannu sti cose e costruiscinu puru i case ‘ncapu l’arbule.
mi ricordo che in occasione del gioco acchiana u patre cu tutti i s so figghi, l’ultimo doveva dire: quattro e quattro otto carica lu botto, acceddo cu le pinne scarica e vattine. 1,2,3; 1,2,3;1,2,3.
…..chi si ricorda tutti i numeri di ” a muffa 21 “?
ciao
Io li ricordo vagamente. arrivo a 8 ma non so se effettivamente sono giusti.
io penso invece a quannu iucava ” o pa’”, ” o sbattune”, ” a spizzicare”, ” o sciusciune” : al gioco delle figurine. Si scanciavano i cchiu’ forte e si cci mittiano i punti per quanto valevano. Era fortissimo , ne avevo tantissime . avevo anche la mania di giocare con le macchinine.Ma il gioco che mi piaceva di piu’ era a zicchinedda ; consisteva di fare una tabella per terra ” o ncapo u marciapere” con scritto su dei numeri per poi giocare con una pietra chiatta ecc…….
un gioco che mi piaceva moltissimo era la palla pallina. x favore qualcuno mi dica che si ricorda. era una cordicella con una pallina attaccata ad una estremità e dall’ altra era legata a mo’ di cappio e ci si infilava dentro una caviglia., con un piede facevi girare la pallina con l’ altro la evitavi saltando.
uno dei giochi strani ma simpatico era il gioco delle quartare. c’era un venditore credo: un acquirente e gli altri bambini facevano le quartare o giare con le mani sui fianchi e poi e poi… non sò. ho un ricordo molto vago. cambio discorso. curiosità: cè qualcuno tra di voi che almeno una volta nella sua vita si è fatto togliere lo scanto da donna Lauretta?
cara Piera avevo intenzione di trattare l’argomento della “tagghiatina ru scanto” in un altro post. Pensa che ho trovato pure la preghiera che veniva recitata a tal proposito.
Quando ero piccolo io, fra i tanti altri giochi, ne facevamo uno semplicissimo con una pietra legata ad un filo di cotone che uno dei ragazzi più grandi faceva salire e scendere, dopo che tale pietra la aveva messa a cavallo di un filo per stendere i panni o anche ad un filo elettrico;
in pratica la pietra era sospesa in aria sulle nostre teste e bisognava acchiapparla mentre l’altro la faceva salire e scendere.
E poi “i stiddi” oggi chiamati aquiloni; construite con colla fatta con la farina, carta da sarte, filo di calzette e canna, vere opere d’arte che ci permettevano di sognare.
E poi “i pattini” gli antenati delle moderne trottinettes, non so come si dice in italiano, con quel rumore assordante.
Ed ancora “i nuciddi” con le nocciole e quella nocciola personale chiamata “mastra” che era truccata con la cera per renderla più pesante.
Matri mia chi sugnu vecchiu !!! o no!?
Cara josapepa sarei veramente curiosa di conosere questa famosa preghiera, perchè sò per certo che non si possono riferire le parole bisbigliate durante l’atto.
mi sa di sì Giannuzzo! era anche il gioco preferito di mia madre. quante volte avrà nominato la mastra. scherzo comunque. anche perchè ci giocavo anche io. era molto divertente.
Cara Piera, non sono cosi vecchio in fondo! Ho solo 53 anni ben portati fra l’altro; in tutti i casi sono meno vecchio della colomba di Trapani o della camminata a piedi, ed é pur vero che nonostante io non sia un uomo di chiesa ho visto dal vivo due Papi.
Non sò perché, ma su questo sito mi siete tutti simpatici. Ciao
Hai ragione Giannuzzo non sei vecchio! difatti sei molto più giovane di mia madre. spero comunque che si capisca che scherzo.
Non era propio un gioco, ma mi è ritornato in mente un giorno d’ estate ,dove io ,mio fratello e un paio di cugini che vivevano a Varese; abbiamo convinto mia nonna a darci il permesso di vendere u pummaroro che mio nonno aveva portato dalla campagna. Esperienza indimenticabile e divertentissima! Dovevamo abbanniare: _”U PUMARORO X SARSA ; BEDDO HE! Eravamo così intimiditi che abbanniavamo solo quando non c’era nessuno fuori. Siamo riusciti a venderne solo 1kg. Ma ci siamo divertiti da matti con poco.
Chi di voi ha mai provato a rubare l’astratto dallo scanature? Non so se si mette ancora fuori dalla porta a seccare. Praticamente partivamo dalla via Mordini alla via Crispi e a colpo di dito ci facevamo tutti gli scanaturi della strada,Con le urla delle massaie. Non sarà igienico asciugare l’astratto in strada ,con le macchine che passano e la polvere che si alza; Ma Ma quanto è buono !
in che modo si soffiava x giocare o sciusciune