Molte persone andranno a Messa, dopo avere curato l’abbigliamento nei minimi dettagli. I bambini andranno al catechismo, molti contenti, altri non proprio, visto che neppure la Domenica possono essere lasciati in pace. Qualcuno andrà a trovare i nonni (specie chi viene da fuori città), altri faranno una visitina al cimitero. Molte signore, madri di famiglia, si affanneranno tra i fornelli per preparare il pranzo domenicale, che una volta era pasta ca sarsa e carne arrustuta e a seguire l’immancabile “guantiera” di dolci, poi siddu ci sunnu mitàte allora ci si mettono di buon mattino.
La mattinata sarà viva in piazza (se non piove) ci saranno i “notabili” in vista, le coppie che passeggiano, chi gioca la schedina (esiste ancora), chi bivacca nei bar.
Alle 13 tutti a tavola, perchè almeno la Domenica si mangi tutti insieme, poi sarà un momento di riposo…le partite alla radio, anche se oggi quasi tutti hanno la pay-tv, di pomeriggio qualche visita ai parenti (si fa e si riceve) e di sera magari si fa un giro per la piazza, o si esce, ma occhio all’orologio…rumane agghiorna presto!
Qualcosa sopravvive ancora, anche in era di globalizzazione selvaggia, certi valori, certe impressioni, certi riti e certe sfumature…
E che ne pensi dell’odore ri carne arrustusta che si sente per le vie di Misilmeri. Già in alcune zone alle 11 si sente u ciavuro ri spitina. uuuuuummmmmmmm
Ricordo le passeggiate nel corso….dal collegio alla piazza , dalla piazza al collegio, ma alle 21,00 le strade si svuotavano…..
quando da bambini si andava dai nonni c’erano i cugini anche essi piccoli i zii e il nonno ia a pighiare u gelato ni bellino… oppure la nonna che preparava periodo di carnevale i cuddureddi o periodo di novembre i viscotta ri san MArtino…
…………………………….Qualcosa sopravvive ancora, anche in era di globalizzazione selvaggia, certi valori, certe impressioni, certi riti e certe sfumature…………
e si è proprio cosi , giuseppe tu dici bene . carissimi amici la nostalgia dei tempi passati ,il ricordo di certe sfumature e la
memoria alle persone a noi piu care, credo che siano al mondo tra quelle poche cose che nessuna globalizzazione potra portarceli via .
Rimane il fatto che molto si è perso, soprattutto tra i giovani di oggi , bisogna insistere a fin che la nostra cultura e le nostre tradizioni non vadano perdute perchè ( questa è mia )” dalle buone radici dipende un grande albero “.
…questo è uno dei tanti motivi che mi induce a commentare gli articoli di Ancilino che nella loro apparente inutilità danno un enorme significato” all’ esseri Musulumisi “
cmq l’arrustitina sembra ormai essere sopravvisuta nei quartieri più antichi, i moderi preferiscono la bistecca in padella! 🙂
Mia madre mi svegliava la domenica con i vestiti per la messa già pronti. Dalla cucina si sprigionava un odore di salsa – tritato ed erbette, in linea con il tradizionale sugo col capuliato delle nostre parti -, intensissimo, quasi soffocante, che ti invogliava ad inzupparci la fetta di pane casereccio. Che impastava lei tre o quattro volte a settimana, e poi io ritiravo, cotto, dal vicino fornaio nel rione San Giuseppe.
La messa di padre Di Martino, arcigno ma composto (così lontano da certi sacerdoti dei nostri giorni, che tu pensi, mentre li senti parlare, avvoltolati in lenzuola peccaminose o addirittura …va beh! sto insinuando a sufficienza e vado fuori tema), ti faceva sentire piccola così. Poi tornavi a casa, dove papà si siedeva a capotavola. Aveva arrostito la carne, o la salsiccia, sulla brace, il profumo lo avvolgea. E tu, salutandolo, lo annusavi e sentivi che era forte, e capace di tutto, e non sarebbe mai invecchiato. Ti proteggeva. Se era estate, immancabile era l’anguria. D’inverno, i dolci. Nel pomeriggio facevamo visita ai nonni. Qualche caramella bastava, ma quali giocattoli costosi ad ogni costo e ad ogni occasione, anche la più stupida.
Oggi il consumismo ci divora vivi, dimentichiamo gli anziani e i bambini. Non rispettiamo noi stessi perchè non ci ascoltiamo più. Non vogliamo sentire noi stessi, le nostre esigenze.
Il dialetto, i ricordi di infanzie povere ma felici, volti del passato sono lontani anni luce. Non dobbiamo ricordare ciò che eravamo, perchè non vogliamo capire chi stiamo diventando. O, peggio, chi siamo.
Il commento di Antonella vale più di un post: é meghiu ri chiddu ri giuseppe carbune: Con tutto rispetto per giuseppe!
avvoltolati in lenzuola peccaminose….pesante questa (ma forte 🙂 )