Il ciclo dell’anno, carico di eventi significativi dal punto di vista rituale e tradizionale, costituisce un oggetto fondamentale di riflessione antropologica poiché permette la comprensione del rapporto esistente tra il passato ed il presente, un rapporto ricco di influenze e contaminazioni che non si esauriscono nell’attualità dei fatti, ma continuano a vivere e a riplasmarsi nelle tradizioni e negli usi. Ogni cultura, nel suo tempo e nel suo spazio, ha ereditato e costruito un sistema di valori che custodisce gelosamente, che vorrebbe difendere dalla dimenticanza, soprattutto in una realtà multiculturale come quella attuale, in cui i localismi sono sempre più deboli, ed in cui la trasversalità e la possibilità di continui spostamenti di masse (e quindi di frequenti incontri culturali) portano inevitabilmente ad una società dal “contorno liquido”, senza confini stabili. E all’interno di questo panorama mutevole e mutato, anche le tradizioni possono cambiare, possono essere risignificate se non addirittura fraintese. Assistere ad un rito, esserne spettatore e attore, è un’occasione che si ripete nel corso dell’anno. Ci si trova puntualmente ad osservare appuntamenti calendariali religiosi e pagani che scandiscono il tempo, ma che spesso non vengono vissuti nella consapevolezza del loro valore, della loro origine, della loro storia e del loro trasformarsi.
Misilmeri non costituisce un’eccezione. Molte tradizioni, tenute ancora in vita forse per abitudine piuttosto che per un sentimento di appartenenza, si presentano “normali” agli occhi dell’intero paese, ma è raro che qualcuno si chieda quali siano i significati del rito. Tutti sanno che la vampa di San Giuseppe è un omaggio al santo, ma è davvero solo questo? Qual è il senso del fuoco? Che senso ha offrire al santo un falò? Occorre comprendere il significato di questo rito come esempio per capire come alla base di una tradizione ci sia una storia, un’evoluzione e un insieme di elementi diversi che convivono.
La vampa di San Giuseppe, che ricorre ogni anno la sera della vigilia del 19 Marzo, costituisce per Misilmeri un momento importante di riunione della comunità attorno ad un fuoco comune in piazza Comitato. Tutta la settimana prima del festeggiamento è impegnata per la ricerca del legno da bruciare, e la ricerca coinvolge soprattutto i giovani che spesso organizzano anche fuochi di quartiere. Nell’idea generale del rito il fuoco costituisce un’offerta al Santo e per questo ci si adopera in gruppo affinché si organizzi un bel fuoco così da propiziarsi il favore del Santo. Nella situazione attuale il significato del rito è totalmente cristiano e assorbito dalla religiosità popolare, ma la sua origine è da ricercare nel sostrato pagano delle culture di carattere agricolo e pastorale presenti nel nostro territorio in passato. Tali culture tradizionali, politeiste e devote al culto delle forze divinizzate della natura, erano fondate su un’economia prevalentemente agricola e pastorale, un’economia legata dunque al tempo e ai cicli stagionali. I passaggi di stagione e i cambiamenti climatici costituivano “momenti liminari” ovvero di confine, di passaggio, momenti che non avevano una durata e una stabilità, momenti disordinati che erano soggetti perciò allo scatenarsi delle entità negative, delle forze ctonie. L’accensione dei fuochi nei momenti di passaggio aveva proprio lo scopo di esorcizzare il tempo e lo spazio, in virtù della funzione purificatrice e riparatrice del fuoco. Il rito della vampa di San Giuseppe, che coincide con il passaggio dall’inverno alla primavera, è una testimonianza del passaggio di elementi pagani nella religiosità popolare, elementi che sono stati assorbiti e risignificati in funzione del culto cristiano. Questa caratteristica di mutuazione di elementi legati al fuoco è costante nel panorama delle tradizioni euro-mediterranee (ad es. in Sardegna per Sant’Antonio e in altre località per Santa Lucia) a testimonianza di una koinè culturale comune e significativa.
di Nerone 81
Scusate ragazzi abbiamo dovuto fare delle modifiche all’art. e sono stati persi i commenti precedenti.
caro Alberto il tuo commento era molto interessante. Potresti riscriverlo. Grazie e scusateci ancora per l’inconveniente.
grazie all’amico Nerone per questo straordinario contributo.
Carissimi amici, questo weekend sono stato impegnato e posso rispondervi solo adesso!
Mi dispiace che il post sia andato cancellato, avevo notato che c’era un’interruzione di pagina che riportava successivamente al post, ma pensavo che lo avevate scritto proprio così.
Poco male, spero di ricordarmi tutto quello che vi avevo scritto in precedenza!
Mi soffermerò direttamente alle tradizioni cristiane del passato che la chiesa ha importato da riti pagani per attirare a sè quelle persone che non conoscevano minimamente in quel periodo cosa fosse la cristianità.
Tutte le informazioni sono disponibili su internet ed ovviamente anche su testi e libri, non mi invento nulla! 😀
E’ davvero interessante scoprire come la chiesa abbia nel passato cercato di avvicinare sempre più persone al proprio culto assorbendo a sè riti che di religioso avevano ben poco. Basti pensare al natale, che per i pagani rappresentava il passaggio dell’anno a quello nuovo, che coincideva con il solstizio d’inverno, in un periodo compreso tra il 21 ed il 25 dicembre.
Proprio per questo motivo si scelse il 25 dicembre come data della nascita di Cristo, altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui hanno assegnato una data certa per la nascita e una data variabile per la morte.
Morte del Cristo che viene ricordata in un periodo compreso tra marzo ed aprile, con il giorno calcolato in base alle fasi lunari.
Altro metodo riconosciuto dai riti pagani.
E come non ricordare il ferragosto?
Sul calendario troverete la ricorrenza della Vergine Maria, ma il 15 agosto nel passato era soprattutto la festa della mietitura, quel periodo dove i contadini iniziavano il raccolto del grano, ed in base alla quantità ottenuta, realizzavano falò per ringraziare la madre terra per i frutti ottenuti dai loro sforzi.
Da lì il passo “madre terra=Vergine Maria” è stato semplice.
Con molta probabilità esisteranno altre ricorrenze legate al passato che la chiesa ha assorbito con astuzia ed abilità per attingere risorse dal popolo, per aumentare il numero dei credenti, che con le generazioni future avrebbero continuato a seguire il credo del vangelo e della bibbia, magari senza chiedersi come mai si festeggiavano quelle date, ma solamente perchè così doveva essere.
Ma è giusto anche questo, che la gente abbia la possibilità di poter credere, di poter avere un base religiosa dove attingere fede, il mezzo non importa, importa ciò che credi, nel rispetto del prossimo e di chi ci circonda.
E non dimenticate che per il periodo di San Giuseppe, in giro per le pasticcerie giù in Sicilia si preparano delle specialità dolciarie buonissime!
Le famose “Sfincie ri San Giuseppe”!
Frittelle golosissime farcite con crema di ricotta e canditi!
Una leccornìa da gustarsi obbligatoriamente in compagnia!
Ma quando ero piccolo per fare la vampa stavo morendo
[…] … in attesa del maestrale. Il giorno prima, la sera per meglio dire, un caldo da “vampa di San Giuseppe” un mare di gente per il Corso Umberto e per la via Diego D’Amico ed i bellissimi […]